chi dà e chi no
Come sapete (o almeno mi auguro) il 28/11/2009 c’è stata la giornata nazionale della colletta alimentare. Io ho partecipato come volontario.
E’ tanto tempo che conosco la colletta, e devo dire che dalle prime edizioni adesso la maggior parte della gente è più informata e conosce già l’iniziativa. Inoltre l’associazione è più organizzata e quindi anche la raccolta e la distribuzione migliorano ogni anno di efficienza.
Però c’è una cosa che non cambia, una cosa che mi colpisce da tanto tempo e che ogni anno si ripropone con la prorompenza di un fatto. E’ quasi un esperimento sociologico.
Tutti quelli che sono arrabbiati non partecipano e non vogliono neanche avvicinarsi, tutti quelli che partecipano hanno un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Perché? Ci dev’essere qualcosa che causa questo. Non dico che tutti quelli che non partecipano sono infelici o insoddisfatti (ci possono essere infiniti motivi che ignoro), ma noto una corrispondenza. Si vede, se non mi credete o non siete d’accordo il prossimo anno andate in un supermercato dove ci sono i volontari della colletta e state a guardare per un po’.
Mi è capitato di vedere delle persone arrabbiarsi tantissimo perché “volete sempre dei soldi, ma non vi arrangiate mai?” oppure rispondere “beh, se non hanno da mangiare allora non mangiano!”. Ma quelli che fanno così hanno sempre l’espressione di quello che ti ha appena pestato volontariamente un callo, quello sguardo dispettoso e triste di chi si comporta male apposta.
Ho visto molte persone dire “non so come fare a darvi qualcosa”, con la crisi arriva anche questo fenomeno certo non criticabile.
Ma quello che più mi colpisce sono le persone che danno quello che possono, e mentre lo fanno provano una gran gioia (guardate, si vede proprio se qualcuno è contento di ciò che sta facendo o no). Una vecchina l’anno scorso mi ha fermato nell’angolo e mi ha chiesto scusa perché non poteva darmi più dei due pacchi di pasta che aveva messo nel sacchetto. Mi ha chiesto scusa, capite? Perché avrebbe voluto fare di più ma non può. Perché ha capito sulla pelle che dare è più bello che tenere per sé.
Poi capiamoci, non sto dicendo che dovete uscire di casa e dare l’euro a tutti quelli che vogliono lavarti il vetro o fare offerte a destra e a manca. Vi voglio solo dare la mia esperienza in questo: quelli che si confrontano e decidono di dare ciò che possono sono contenti di farlo e capiscono perché; quelli che categorizzano la cosa come una seccatura e rifiutano a prescindere sono arrabbiati e non capiscono perché.
Personalmente preferisco stare tra i primi.
Mi ricordo della colletta alimetnare. Effettivamente ho notato la stessa concomitanza di causa-effetto tra tristi incazzosi "dal braccino corto" e sorridenti generosi.
Non so spiegare le cause per i primi, ma per i secondi ho due teorie che non si escludono:
1) Sapendo che stanno facendo qualcosa di buono sorridono soddisfatti.
2) si verifica un breve dialogo cervello – Homer "Non so cosa stia succedendo, ma tu dona e io rilascio endorfine per lenire il dolore" "OK. Ahahhhhaaaaa…."
Ciao.