costretti a uccidere

Leggete questo articolo, per favore.
 
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/09_Settembre/11/medici.shtml
 
La notizia mi ha scosso.
 
Al giorno d’oggi si fa distinzione tra le uccisioni buone e quelle cattive. Nella cultura collettiva ci sono casi in cui è giusto uccidere. L’eutanasia che molti approvano è (alle volte) un esempio.
Personalmente sono cristiano (come sapete da un pezzo) ed è stato comandato "non uccidere", non "non uccidere in questi casi: …".
 
Ma a parte della giustizia o meno di un atto inteso come assoluto e concepito acontestualmente, mi fa di parlare del contesto della decisione.
 
Una cosa mi fa pensare di più ad un errore… i medici hanno detto che sono stati costretti ad uccidere perché avevano capito che i pazienti non ce l’avrebbero fatta prima dell’arrivo dei soccorsi.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che un medico possa capirlo, ma anche ammettendo che i medici possano fare prognosi esatte al 100%, si esclude la provvidenza, si esclude Dio, si esclude il fatto che nessun uomo al mondo può affermare di conoscere tutto ciò che gli accade intorno.
 
Continuamente si prendono decisioni in base alle nozioni che abbiamo ed in base alla visione intrinsecamente limitata che abbiamo del mondo… è una cosa normale. Però portiamo sulle nostre spalle la responsabilità delle azioni compiute… si cerca di insegnarlo ai bambini e agli adulti che non lo fanno "prenditi le tue responsabilità!".
Beh, questa è una responsabilità molto grande, e personalmente credo che quell’azione è stata portata avanti dalla decisione dei medici, e dal fatto che non si sono accorti che così facendo di sono messi al posto del destino, del fato, di Dio… ditelo come volete, ma così come occorre lasciar operare un chirurgo perché salvi il suo paziente, occorre far operare la divina provvidenza affinché possa fare qualcosa se lo ritiene opportuno.
 
In questo particolare caso i parenti delle vittime non possono neanche chiedersi "perché Dio non li ha salvati?", la domanda giusta è un’altra…

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19 risposte

  1. dashie ha detto:

    Senza mettere in ballo la morale, sono d’accordo con la follia del gesto… MA (e figurati se non tiravo fuori un ma) prima di tutto bisogna considerare due cose… la situazione (non solo contestuale, ma anche emotiva) dei presenti… leggendo l’articolo sembra che la dottoressa abbia si preso la decisione di praticare l’eutanasia, ma non certo per capriccio o alla leggera… e in secondo luogo, per quanto sempre "umano" e quindi soggetto ad errore, in situazioni di emergenza estrema è compito dei medici valutare le priorità dei pazienti… chiamalo Triage se vuoi, ma per quanto possa essere disumano, non ho -e non credo neanche tu- i mezzi e l’esperienza per capire fino in fondo quelle situazioni… io e te -temo- saremmo dalla parte dei malati, non certo dei medici (salvo future seconde lauree :P) Insomma, non me la sento di puntare un indice su quei dottori, non sono nè diabolici nè atei, fanno solo ciò che è in loro potere e soprattutto, ciò che è stato loro insegnato. Non viviamo in un mondo ideale, e non scendono colombe a salvate un malato terminale mollato in mezzo al fango e al freddo da un tifone. I medici devono basarsi sulla logica. (non sto dicendo che non si verifichino casi eccezionali, ma questo rimane sulla coscienza del medico, e nel momento in cui ha fatto questa scelta, si spera ne abbia accettato le conseguenze e avesse sciolto ogni ragionevole dubbio.) Qui chiudo in attesa di replica, sperando di potermi spiegare meglio πŸ˜‰ 

  2. CATTYROY ha detto:

    sono d’accordo con dashie, credo che solo trovandosi in una situazione del genere forse si possa capire! La scelta che hanno fatto è stata difficile, e noi non possiamo nemmeno immaginare quanto ora pesi nel loro animo ma delle volte purtroppo devono essere fatte scelte che per tutta la vita continueranno a rimbombare in noi chiedendoci se sono giuste o sbagliate! Ed io non mi sento di giudicare quei medici che si sono trovati in quella situazione!

  3. Mitsuhashi ha detto:

    non voglio fare il giudice o altro, e sono d’accordo col dire che in certe situazioni occorre trovarci per capirle appieno…

    ma di fronte ad un’azione così imponente come quella di togliere la vita non riesco a non cercare di prendere una posizione…

    non riesco a dire semplicemente "bisogna trovarci" o "non so"… non mi accontento di quel non so, e voglio capire cosa è bene e cosa è male.

    Non voglio giudicare nessuno perché non sono io a dover giudicare le persone… ma è cosa molto diversa prendere posizione.

    La mia posizione è che non sono d’accordo con loro, ma non li giudico.

    Faccio questa distinzione perché probabilmente non è scontato al mondo il fatto che io credo che una persona non sia definita dai suoi errori o dai suoi pregi, bensì dal suo modo di vivere la vita e la realtà.

    Quindi dire che qualcuno ha sbagliato non è assolutamente un giudizio sulla persona (per me), ma sull’azione compiuta. E c’è una bella differenza…

    Per intenderci… non ritengo quelle persone "assassini"… sono colpevoli di omicidio, nel senso che su di loro sarà la responsabilità della loro azione.

    Ma anche involontariamente si può diventare colpevoli di omicidio, anche giocando tra amici (tipo facendo a sassate come hanno fatto molti di noi da piccoli).
    Quelle persone non avevano intenzione di compiere quel gesto, si sono visti costretti a farlo.
    Qui, e solo nell’ultima parte, la mia posizione è diversa dalla loro… pensando alla loro situazione io non lo avrei fatto, per i motivi già detti.

    Scusate se sono stato lungo, ma ho dovuto spiegare una parte di me che ancora non era emersa.

  4. Frà ha detto:

    Tempo fa ho visto una fantastica puntata di "Dr. House" in cui il protagonista spiegava a degli studenti che il fatto che un medico faccia la scelta giusta o quella sbagliata non lo esime mai dalla responsabilità di averla fatta, nemmeno quando non poteva sapere degli effetti della sua scelta.

    Un punto di vista estremo come il personaggio che lo porta avanti, eppure fondamentalmente corretto. Corretto in termini logici, corretto in termini religiosi. Purtroppo non sapremo mai se questi medici abbiano agito secondo pietà, freddo calcolo o altro: sappiamo però che il loro gesto crea una responsabilità, e secondo me è questo l’argomento che dobbiamo tenere presente: ciò che facciamo ha una conseguenza, indipendentemente dal valore che vi attribuiamo.

    Già ottenere una generale comprensione di questo fatto sarebbe un enorme passo avanti delle coscienze.

  5. dashie ha detto:

    un applauso per Frà! precisamente così ^^ più che polemizzare su giusto e sbagliato, è la coscienza delle proprie azioni ad essere fondamentale…

  6. dashie ha detto:

    (e cmq, Mitsu, nel dire che tu non avresti fatto la loro stessa scelta, stai in realtà giudicando le loro scelte!e se sei tu il primo a dire che non saresti in grado di farlo… insomma, ti sei posto la domanda sbagliata πŸ˜‰ )

  7. Mitsuhashi ha detto:

    ma non è vero!

    scusate, ma voglio citare ancora il De Mauro

    Giudicare:
    1a v.tr., sottoporre a giudizio, spec. di natura morale o estetica, valutare: g. una persona, un comportamento, un’azione; g. un quadro, g. un’opera letteraria
    1b v.intr. (avere) esercitare la facoltà del giudizio: saper g., non g., g. con la propria testa, g. senza pregiudizi, g. obiettivamente, g. dalle apparenze
    2 v.tr., estens., ritenere, reputare: la giudico una buona cosa, ti giudico uno stupido
    3 v.tr. TS dir., definire con una sentenza, un verdetto: g. una causa, un imputato, la giuria lo ha giudicato colpevole
    4 v.intr. (avere) OB aggiudicare, assegnare

    precedentemente ho detto che non voglio giudicare in quando mi sembrava che si intendesse il 3° significato… normalmente si dice "chi sei tu per giudicare" perché non si ha l’autorità per dare una sentenza. E infatti non voglio fare questo.

    con "prendere posizione" intendo i primi 2 (1a e 1b) significati, oppure il 3° (2).

    Credo che il modo migliore di stare al mondo sia quello di prendere una posizione, di valutare e giudicare le cose che ci stanno intorno e che accadono.

    Se non lo facciamo ci limitiamo a guardare la televisione del mondo, ma io nel mondo voglio viverci!

    E una qualsiasi posizione è un giudizio, tutte lo sono tranne la non-posizione del silenzio.

    Prenderò sempre posizione davanti alle cose, perché l’unico modo per migliorare è capire che si sta sbagliando.

    saluti a tutti, non sono offeso dashie, è che sono di fretta πŸ˜›

  8. dashie ha detto:

    guarda che il vocabolario non è mica un vademecum! se utilizzassimo le parole per gli esclusivi significati di un dizionario… rabbrividiamo…. πŸ˜‰

  9. dashie ha detto:

    e poi, prendere una posizione tanto "per prendere una posizione"… insomma, è come quelli che dicono "i videogiochi fanno male"… e magari non sanno neanche accendere il pc e la loro fantasia li porta a pensare a chissà che diavoleria satanica… giudicare (prendere posizione) non può prescindere dalla competenza nell’argomento!!!! πŸ˜‰ trallo, lo so che non ti offendi, altrimenti vengo lì e ti raddrizzo il rachide a coppe! πŸ˜›

  10. Mitsuhashi ha detto:

    ma non è prendere una posizione "per prendere una posizione"… è che credo che si debba prendere una posizione di fronte alle cose, io ne sento il bisogno davanti a tutto…

    sul dizionario… ma scusa… tanto per citare Spok: "è impossibile una conversazione senza una base comune"…

    come facciamo a parlare di cose serie senza usare lo stesso significato per la stessa parola? non si capisce una cippa!

    vabbeh che Bones gli ha risposto "vuoi dire che per parlare della morte con te devo prima morire?"

  11. dashie ha detto:

    prendere una posizione vuol anche saper ammettere quando non si è in grado di valutare… insomma!! e concordo con Bones πŸ˜‰ (un conto è parlare italiano, un conto è essere pedanti!)

  12. Mitsuhashi ha detto:

    si, una posizione è dire "non so valutare", ma non sapendo valutare una posizione sull’evento non la si può prendere.

    te l’ho detto Dashie, io sento il bisogno di prendere una posizione di fronte alle cose, e le valuto per quel che so io…

    Al mio desiderio di posizione di fronte alle cose non basta il "non lo so"… mi sembra di "schivare" la cosa… mi sembra di schivare la realtà.

  13. dashie ha detto:

    occhio solo a non pretendere di sapere cose in base al tuo vissuto… in questo caso non mi sentirei di dire nulla, se non ammettere la gravità della scelta, senza per questo voler capire ad ogni costo… il sensazionalismo dei media è fuorviante, e con una notizia del genere ci vanno a nozze πŸ˜‰

  14. Mitsuhashi ha detto:

    su questo sono d’accordo, non dico di sapere e quindi gli altri devono ascoltare… dico quello che penso sia giusto.

    Credo che sia diverso avere un giudizio su qualcosa e confrontarlo con gli altri che averne uno insindacabile.

    Però non capisco una cosa… se non ti senti di dire nulla, è perché qualcosa in testa ce l’hai e poi pensi "non sono cose che devo dire io", ma se non te la senti, vuol dire che avresti qualcosa da dire.

    A me interessa proprio quel giudizio lì…
    Quello che si ha a prescindere dal fatto che lo si dica o meno…

  15. dashie ha detto:

    "a volte è meglio tacere, anche questo è essere saggi" πŸ˜‰

  16. Mitsuhashi ha detto:

    si, d’accordo… ma non credo sia questo il caso…

  17. dashie ha detto:

    guarda chiudiamola qui, tanto lo so di aver ragione io πŸ˜› πŸ˜› πŸ˜› πŸ˜› πŸ˜› πŸ˜› (ora s’incazza!! GH :D)

  18. Mitsuhashi ha detto:

    vabbeh… allora basta qui…

    ne parleremo forse davanti a una birra…

    (stupito, eh?)

  19. dashie ha detto:

    no comment… o stai segando la canna dello shotgun in attesa di incontrarmi oppure…………………..

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