…e nulla di fatto

E alla fine nulla di fatto…
 
Il Papa non andrà alla Sapienza… e adesso tutti che si mettono a dire "è giusto che il Papa non vada?"
 
E la cosa buffa è che tentano anche di dare delle risposte.
Cosa volevate che facesse? Sono giorni che sia il corpo docenti che gli studenti dell’università gli danno contro, cosa doveva fare? Sarebbe sicuramente andato a sentire critiche e contestazioni… ma che senso ha andare dove non c’è alcuno stimolo al dialogo?
 
E poi… io sui vari giornali online non ho mai visto "gli studenti possono occupare il rettorato?"… Come mai? Eh?
 
Io faccio le mie consdierazioni… mi devo laureare, e mi laureerò di certo… ma devo dire che il mondo del lavoro mi mostra che per essere bravi quella non è l’unica cosa importante (anzi), le relazioni umane mi insegnano che una grande persona non è definita dai suoi titoli ma dal suo cuore, e adesso la storia contemporanea mi mostra come la maggior parte di quel mondo che pretende di portare avanti (da solo) la cultura europea prende una piega che non mi piace proprio.
 
Io prenderò la mia laurea in ingegneria, ma non lo farò per la gloria personale, perché quella è altrove. Lo farò perché è una cosa che serve nella vita, perché c’è gente che guarda al titolo, ecc…
 
Il romanticismo del rapporto insegnante-allievo, scuola-persona, maestro-discepolo… quell’intuitiva novità che ha fatto nascere la storia dell’università proprio dalle mie parti più di 900 anni fa.. quello nell’università ormai è raro, molto raro.
 
Non voglio farmi scoraggiare da tutto questo, ma nel mio ambiente posso far poco. Spero che le persone di buon senso in quell’ambiente non si facciano scoraggiare e continuino a portare avanti ideali sensati. Altrimenti è uno sbando, e tra altri trent’anni l’università avrà perso tutta la sua umanità, e con essa la sua bellezza.

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Una risposta

  1. Puccio ha detto:

    Forza e coraggio!

    Tralascio il discorso sul Papa e La Sapienza. Avevo scritto un papiro sull’argomento, ma quando ho salvato mi ha dato uno "SPAM ERROR" o simile. Mi ha depresso un po’, ma abbastanza da non rimettermi a risriverla. Vedrò di rimediare alla prossima vampata di ispirazione.

    Torniamo al rapporto Maestro-Allievo. Questo sistema funzionava qunado il rapporto tra docenti e alunni era molto basso. Pensa ora con 150 o 200 alunni. Semplicemente ridicolo. Io ho frequentato molto le lezioni (non lavoravo!!!!!) e posso assicurarti che a parte Ferri di "geometria e algebra", Gandolfi di "fisica 1" (per altri motivi) ci trattavano più come polli da batteria che come persone. A ricevimento il discorso cambiava decisamente.

    Negli esami a scelta del 4° e 5° anno la tendenza si inverte e i rapporti si addolciscono da infastidito a indifferente e poi a interessato. Fino alla preparazione della tesi. Lì si che la situazione è quasi idilliaca: sei tu e il prof (o il suo braccio destro) ti ascolta, ti fa domande e risponde alle tue. Se il prof è gettonato farai un po’ di fila, ma è possibile che ti riceva anche fuori dagli orari per gli studenti comuni. Sei un (o il) suo "laurendo".

    Io al mio prof della tesi ho anche fatto un regalino. Data la sua passione per la sua scrivania e la sofferenza causata dai rigoni causati dai portatili dei suoi ospiti, gli ho regalato un "sottoportatile" fatto con 5 strati di panno verde (quello da tavolo da gioco) cuciti in seta e nylon (da mia madre).

    A distanza di 4 anni ho sentito una mia amica che lavora in università nel dipartimento e mi ha detto che ancora lo usa e ne è contento.

    Ascoltare e capire le esigenze degli altri è MOLTO faticoso. Figurati con più di 100 interlocutori con esigenze, pretese e problemi diversi.

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