quanto pesa la mia?

Non dovete badare al cantante
tutta gente che viene e che va
tutta gente che resta soltanto un momento
soltanto nel caso che il pezzo ci divertirà.
Non dovete badare al cantante
lo sappiamo la vita che fa
guarda solo la foto che c’è sul giornale
ci siamo capiti che razza di uomo sarà.
 
Certe vite passano, leggere come le canzoni, e dietro le canzoni vanno.
Certe vite sfumano, veloci come le canzoni, e dentro le canzoni stanno.
 
Non dovete badare al cantante
quello lì che si crede una star
quello lì che si crede uno che lasci il segno
ed invece una volta passato chi si volterà?
 
Certe vite passano, leggere come le canzoni e dietro le canzoni vanno.
Certe vite sfumano veloci come le canzoni e dentro le canzoni stanno.
 
Non dovete badare al cantante tutta gente che viene e che va….. 
 
—————————————-
 
Sono alcuni giorni che penso e rimugino… su di me.
 
Avete presente che ogni tanto si attraversano quei periodi in cui ci si chiede "Sto facendo la cosa giusta? Sto facendo bene? Vivo quello che mi capita o mi sopravvivo?"
 
Ecco… sono in uno di quei periodi… ogni tanto me lo chiedo.
 
Oggi tornando a casa ho sentito questa canzone del Liga… dal grande album buon compleanno Elvis.
 
La canzone mi ha lasciato stupito, pur avendola sentita un milione di volte (per questo disco ho avuto un’autentica passione), oggi mi ha colpito tantissimo.
 
Non tanto per la storia del cantante, la vita così e cosà… la gente dice la gente fa… quando per le vite che sfumano e passano.
 
Mi è saltata una bronzina… e la mia vita? Com’è?
 
È una cosa su cui si ragiona poco, forse… o quantomeno io ci ragiono poco. Normalmente tendo a chiedermi se le cose che sto facendo vengono bene o male, se andranno così o cosà e come la prenderà il mondo. Mi prefiggo degli obiettivi che mi interessano, per un motivo o per l’altro. Ma la domanda di questa sera è un’altra: "la mia vita passa o lascia un segno?".
 
Sinceramente, non sono particolarmente interessato ad entrare nei libri di storia, ma voglio che la mia vita sia significativa. Voglio che lo scopo per cui vivo, che i sentimenti che mi muovono nelle cose che faccio emergano, sfondino la normalità e si facciano vedere al mondo… quasi urlando "io sono qui, e ci sono per questo e questo motivo!".
 
Quanto tempo spreco al giorno? Quanto della mia giornata è mosso da un sentire temporaneo che in realtà non porta a niente di duraturo, a niente di realmente fertile?
 
Qui, stando seduto sulla mia sedia rossa davanti al portatile, sorseggiando un bicchierino di nocino… mi pongo questi quesiti ancora una volta e li pongo a voi.
 
"Quando metti la marcia esisto?"
È la domanda che la sorella di un mio carissimo amico gli ha fatto qualche tempo fa (non ricordo neanche se 2 giorni o 2 anni, ma tant’è…). Cacchio se ha ragione! E quante volte dovrei tirarmi una tozza sulla testa e ripetermela?
 
Non lo so… è uno di quei periodi in cui vorrei essere 10.000 volte meglio di quel che sono, in cui mi accorgo davvero tantissimo che non è nella quiete che si trova la pace. Nella quiete si può trovare solamente il tormento di una posizione di stasi, destinata ad essere deludente.
 
È nel cammino che si trova la pace, nel continuo cercare di ottenere meglio da sé, nel voler essere meglio per sé stessi e per le persone a noi care.
Ne sono certo… solamente combattendo per migliorarsi si può essere sereni.
 
È assolutamente evidente che se resto fermo il mio unico destino è il tormento per non essere meglio.

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8 risposte

  1. un anonimo viandante ha detto:

    Carissimo Mit,

        ti vorrei contestare, non per il gusto della rissa (verbale), ma perchè lo ritengo necessario.

    Hai espresso dei pensieri profondi, tormentati e non fini a se stessi. Penso che sia capitato a tutti di porsi domande simili a queste. Ognuno trova le sue risposte, ma, ovviamente, sono solamente le sue. Questo per dirti che la critica che ti sto per muovere può anche non essere recepita, ma non ne avrò a male.

    "Quando metto la marcia esisto?" mi sembra una vaccata. L’unico modo per togliere la marcia è quando uno si piazza di fronte alla TV a vedere un reality o al monitor a giocare. Per mantenere la tua metafora, sei comunque in folle. Ogni tanto va bene staccare, ma la "marcia esisto" è sempre lì. A volte vai piano, a volte sei in F1. Non puoi solo lamentarti di essere fermo solo se vai a passo di lumaca. In questi casi io piglio una profonda boccata d’aria, faccio due telefonate o mi rimetto al lavoro cercando il mio fine, il mio obbiettivo, il mio tragiardo. Quando ho uno scopo ben chiaro focalizzo lì la mia attenzione e mi do da fare. Ogni tanto quando mi tornano in mente certi pensieri guardo cosa ho fatto e cosa mi aspetta ancora; riprendo una boccata e si riparte.

    Forse non è la panacea dei tuoi mali ma su di me funziona. Prova. 

  2. Puccio ha detto:

    Mi sono dimenticato dio firmarmi scusa.

  3. Mirus ha detto:

    La sensazione di sopravviversi mi è familiare…ma i tormenti son sempre parte di noi sai Mit…quel noi che tende verso l’inconoscibile e che cerca di dargli forma.
    Di certo vero è che la vita e il mondo sono come un libro e viaggiare è l’unico modo per leggerne ogni pagina senza fermarsi alla copertina.
    Il viaggio non è solo e meramente fisico ed il cammino è l’unica via per non sopravviversi credo…

  4. E. S. ha detto:

    "Sto facendo la cosa giusta? Sto facendo bene? Vivo quello che mi capita o mi sopravvivo?"

    Domande di una leggerezza molto pesante, ma in fondo chi può rispondervi?

    Il rispondere stesso sarebbe negare la correttezza di tali domande, legate al continuo evolversi della vita di ognuno.

    La domanda che mi pongo è invece "Sono felice?" 

    Poichè se sei contento di ciò che fai e hai, al di là del labile indistinguibile confine del giusto, dalla tua boccca e dalle tue movenze trasparirà un sorriso.

    E quella briciola di luce, per quanto possa apparire insignificante, ha già reso la vita bellissima e brillante.

       

  5. Mitsuhashi ha detto:

    Puccio: È un ottimo consiglio, il tuo. I momenti di riposo ci devono essere, e non è che uno sia sempre i F1… è più che vero. Il fatto è che recentemente mi trovo a pensare "ma te guarda… cosa stai facendo? Ci diamo una mossa?".
    Non so bene come dire… ma è come se, rendendomi conto di poter essere meglio, mi arrabbi con me stesso per non esserlo.

    Mirus: assolutamente d’accordo. Il cammino è l’unica soluzione.

    E.S.: mi viene da rispondere "si" a quella domanda… ma poi mi viene anche da pensare che potrei essere più felice. Ho amici che vivono meglio di me, nel senso che stanno meglio (pur con vite molto più difficili della mia). E allora mi viene da pensare anche "però potrei essere più felice… e se non lo sono ancora dipende da me".

    Voglio imparare a vivere le cose come queste persone che conosco… sento dentro che c’è tanto di più nella vita che non prendo o non capisco… e che sono io che devo imparare a starci.

    C’è la perenne inquietudine dello spirito umano che mi sta ricordando che esiste … e per fortuna lo fa! 😀

  6. kiara ha detto:

    che bel post, mittino!

    e sì…penso davvero che tu abbia catturato un’angoscia sottile che priam o poi tutte le persone di contenuto condividono.

    non ho risposte, solo un forte abbraccio. e un po’ d’invidia per quel nocino.

  7. Puccio ha detto:

    Stai preparando il portafogli per Lucca?

    Io ho già iniziato il trainig autogeno per le prossime settimane: ripeto fino all’ossessione un mantra da me ideato per l’occasione.

    "Me misero! Me tapino! Sono povero! Ho speso troppo, ma non potevo resistere!"

    Da ripetere per i prossimmi mesi ad ogni occasione.

    Ciao.

  8. Mitsuhashi ha detto:

    eh… ho già dato col biglietto, comprato in prevendita…

    ma sono dei bastardi, è sempre più costoso andare a Lucca 🙁

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