stammi bene, nonnona
La notte tra il 9 e il 10 dicembre dell’anno 2005 è scoparsa Ines Biagi.
Ines Biagi era mia nonna… la mia nonnona…
Stava male da qualche tempo, niente di particolare…si vedeva semplicemente che i suoi 90 anni avevano deciso di farsi sentire tutti.
E’ la vita, un sospiro nell’eterno che da un senso alla parola tempo… se fosse facile sarebbe noiosa, se fosse prevedibile sarebbe banale, se fosse eterna non potremmo gustarne la magnificenza.
La consapevolezza della morte ci rende più seri di fronte alla vita e agli eventi che accadono, ci rende umani.
Mi ha telefonato mio padre venerdì sera, verso mezzanotte (non so dire bene l’ora)… ero al pub con gli amici della scherma e con il maestro della scuola appena conosciuto… di colpo uno stravolgimento nell’ordine delle cose… da parte tutto quanto di più interessante e bello ci siamo costruiti da soli e di fronte in bella evidenza i veri affetti ed importanze della vita di ognuno che con violenza urlano quanto sono in realtà importanti e quanto le lasciamo indietro con l’indifferenza dell’ovvio.
Una famiglia riunita di schianto urta silenziosamente contro le porte di una casa di cura, per essere vicino ad un’anziana signora ormai piccolina e troppo indifesa per questo mondo.
Non un fiato, non un gesto sprecato per coordinarsi o parlarsi negli intenti o nei pensieri… non serve.
Quando si riesce ad esprimere con la propria vita l’essenzialità del necessario non serve più altro, tutto è nel naturale ordine, tutto è già coordinato, tutto è già unito. Non serve stringersi se i cuori sono uniti.
Abbiamo salutato la nostra nonnina, è spirata prima che potessimo vederla, evidentemente voleva raggiungere il nonno che l’aspetta da 25 anni.
Non ha avuto agonia, si è addormentata e, semplicemente, ha finito di essere viva come intendiamo comunemente… ha sempre desiderato che accadesse in questo modo… bene, con tutte le fatiche che ha avuto nella vita e con tutte le preghiere che diceva sempre non hanno potuto non sentirla… anche se lassù sentono tutto, anche i sussurri sforzati del nipote che scrive per sfogarsi un po’, per riordinare un secondo di pensieri…
La portiamo lassù dal nonno, in montagna dal nonno… il suo posto è pronto da anni ormai (questa è l’usanza del nostro tempo) e di fianco alle lettere argentate che formano il nome del parente al quale devo la passione per la moto (è evidentemente genetico… non l’ho mai conosciuto, ma anche mio nonno era un motociclista convinto) nonché il nome, è ormai tempo di scriverne delle altre, a formare nome e cognome della coppia di persone che ha tirato su mio padre, e poi mia sorella, me e mio fratello.
Non dirò "fai buon viaggio", ha sicuramente già fatto… preferisco dire "stammi bene, tienimi un posto pronto… ma non aspettatemi alzati, tu e il nonno, c’è ancora tanto che voglio fare prima di riposarmi. Per adesso tienimi d’occhio, che ho sempre bisogno di una mano".
oh Mit.. hai scritto delle parole e dei pensieri bellissimi per salutare la tua nonnina..
ti lascio un abbraccio grande davvero
caro mit, ogni parola suonerebbe veramente superflua. mi dispiace, e ti stringo con un (sia pur virtuale) abbraccio. e con una frase che personalmente amo molto e a cui mi piace credere:
"i nostri morti non sono degli assenti,
sono degli invisibili.
i loro occhi pieni di luce e gioia
fissano i nostri pieni di lacrime."
s. agostino.
è la frase con cui i suoi genitori hanno voluto ricordare il mio amico giovanni, scomparso il 25 settembre 1992 in una delle cosiddette stragi del sabato sera. io sedevo accanto a lui.
Kiara e Ade: 1 sola parola, grazie.