Le cattedrali della vita
Per festeggiare lo scorso 1° maggio la Compagnia delle Opere ha diffuso il volantone con l’immagine qui sopra e con questo testo:
San Benedetto trovò il mondo sociale e materiale in rovina, e la sua missione fu di rimetterlo in sesto, non con metodi scientifici ma con mezzi naturali, non accanendosi con la pretesa di farlo entro un tempo determinato o facendo uso di un rimedio straordinario o per mezzo di grandi gesta: ma in modo così calmo, paziente, graduale che ben sovente si ignorò questo lavoro fino al momento in cui lo si trovò finito.
[…]
Uomini silenziosi si vedevano nella campagna o si scorgevano nella foresta, scavando, sterrando, e costruendo, e altri uomini silenziosi, che non si vedevano, stavano seduti nel freddo del chiostro affaticando i loro occhi e concentrando la loro mente per copiare e ricopiare penosamente i manoscritti che essi avevano salvato.
Nessuno di loro protestava su ciò che faceva ma poco per volta i boschi paludosi divenivano eremitaggio, casa religiosa, masseria, abbazia, villaggio, seminario, scuola e infine città”.
John Henry Newman, Historical Essays
Leggerlo e metterlo a tema con i miei colleghi – in particolare con il mio capo, che ringrazio davvero tanto – mi ha persuaso del fatto che le aziende sono diventate oggi come i monasteri, luoghi di costruzione del bello e di educazione delle persone.
Tutte le pietre, dal capitello più elaborato al mattoncino meno visto di tutti, servono ad un unico scopo. Perché è l’insieme a costituire la cattedrale, che senza uno solo dei suoi elementi sarebbe incompleta. Meno bella. Pensare al lavoro come alla costruzione di una cattedrale dà il senso ad ogni singola cosa che facciamo per l’azienda.
Ho voluto condividere con voi questa visione perché ho molti conoscenti che si lamentano di quello che gli fanno fare al lavoro o del fatto che il loro operato non viene considerato abbastanza. Tutte le volte che lo raccontano il problema è lo stesso: al centro dell’operatività non c’è la costruzione di un’opera bella anche per chi la fa, ma solo la semplice esecuzione di un task il cui senso è lasciato a sé o solo economico.
Portatevi dentro la cattedrale, ricercate la bellezza nel vostro operato e in come quello che fate si intreccia con ciò che lo circonda.
A me ha cambiato il modo di lavorare. E me lo ha cambiato in meglio.
Ricordo una piccola storia: un tale tanti secoli fa incontrò tre lavoratori, che facevano lo stesso lavoro, e cioè quello di spaccare pietre. Chiese al primo: “Che lavoro è il tuo?” e lui rispose “Mi rompo la schiena per quel ladro del mio padrone!” Lo chiese anche al secondo. “Mi guadagno il pane per la mia famiglia”. E il terzo: “Costruisco una cattedrale!”
Tutta un’altra cosa, vero? 🙂
Peccato che più sei capace di uno sguardo ampio più cogli anche il limite e la fragilità di ciò che fai.
Perché “peccato”? Vedere un limite è il primo elemento per essere in grado di alzare il piede e superarlo.
🙂