Parigi

Ebbene si, rieccomi…
 
Scusate l’ennesima pausa… è che non voglio mollare questo blog, voglio tenere questo spazio per continuare a scrivermi, a capirmi, a parlarvi e a parlare con voi.
 
Prima o poi troverò un equilibrio, o forse no… perché può essere meglio così… l’assenza di equilibrio ti costringe ad essere più sincero con te stesso…
 
Questo fine settimana sono stato a Parigi, vi metto una piccola foto notturna fatta dall’appartamentino affittato con moglie e amici… e vi posto una cosa scritta da mia moglie nella mailing list che abbiamo con gli amici del mare.
 
Si, lo co che è plagio… ma mi piaceva troppo…
 
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Vista Parigina da MontMartremercoledì sera, complice il giovedì festivo perché a bologna é patrono, un manipolo di 5 eroi decide di prendere la macchina all’uscita del lavoro e catapultarsi verso l’areoporto di bergamo, donde un volo ryanair  a pratici 2 centesimi tra andata e ritorno li porterà avanti e indietro da parigi.
 
io, beppe, memme, andy e peppino (il mio collega, molti di voi l’hanno visto a viserbella) passiamo così 3 bellissime giornate parigine, girando come trottole, magnando come vitelli grassi e vivendo in un buchino di appartamento in cima a montmartre dalla cui finestra c’è un panorama sulla cittòà che ti viene voglia di non uscire piy di casa.
 bellissimo.
 
per completare degnamente il weekend, i nostri eroi avevano  prenotato il volo di ritorno per domenica mattina alle 10.25, così da arrivare a bergamo per le 11.50, recuperare bagagli e macchina e presentarsi tranquillamente per le 13, ora di pranzo, a casa di ricky e francy, per rifarci di 3 giorni di scarsità (!!!!) alimentare.
 
sveglia dunque alle 5.45, bagagli, 8 rampe di scale tra gradini di casa e gradinate di montmartre (con bagagli in spalla), arrivo alla stazione della metro. prendiamo una metro, cambiamo, ne prendiamo un’altra, usciamo, scarpiniamo 10 minuti ed arriviamo per le 7.15 alla base di partenza della navetta (già opportunamente prenotata via internet, oh, che organizzazione, oh, che efficienza!) che in un’ora e un quarto ci porterà all’areoporto di parigi beauvais.
 
arrivo in orario all’areoporto, check in dei bagagli, colazione (a parigi un bevanda calda e una pasta costano 5 euro,  li mortacci loro!!!), check in personale in tempo per l’imbarco, previsto per le 9.25 (con un’ora di anticipo sulla partenza che deve avvenire alle 10.25). quando alle 10.30 il nostro aereo non si vede, non è segnalato alcun ritardo, in compenso iniziano ad imbarcare i passeggeri di un volo per dublino che dove partire alle 9.55 capiamo che, probabilmente, faremo un po’ tardi. e di conseguenza cominciamo a preoccuparci, perchè i casoncelli a brescia si freddano!!!
 
alle 11 un simpatico annuncio in francese ed in italiano ci informa che il nostro volo è cancellato per maltempo (ma dove? a prigi e abergamo c’era il sole… probabilmete pioveva in norvegia…), quindi, per favore, dobbiamo recupare in fretta i bagagli e presentarci allo sportello della compagnia ryanair per trovare una soluzione alternativa.
a questo punto il panico. no, non per il volo cancellato, ma per la mandria di 200 iene infuriate che tenta di calpestarci per arrivare prima allo sportrello… Voi non sapete cosa siano delle persone inferocite, finchè non vi annullano un volo per cause palesemente false (probabilmete hanno avuto un problema con un aereo, ma "maltempo" rietra tra le cause per le quali non è dovuto rimborso…)
 
anche noi cerchiamo di fare la nostra parte pestando calli, infilando dita negli occhi ai vicini e gomitate nelle scapole, ma il nostro buon cuore è eccessivo, e ci ritroviamo in fondo alla coda. dico nostro buon cuore, ma nello specifico è significativo quello di beppe, che nell’atrio in cui impazza la mandria imbufalita vede una scena che lo commuove. immaginate il classico americano sorridente e un po’ rubicondo, canuto e con gli occhi chiari, che in mezzo al delirio della folla tenta – nella totale ignoranza da parte degli altri – di alzare un ditino e, guardandosi intorno con aria spersa, sussurra (in inglese): "c’è qualcuno, qui dentro, che parla inglese?" (ricordiamo per il pubblico che l’annuncio è stato dato in francese ed in italiano, alla faccia dei voli internazionali). a questo punto il cuore di beppe prende il sopravvento e, giratosi, torna indietro verso il poveretto, lo agguanta e gli dice: "si, io, vieni con me che poi ti spiego".
 
ve la faccio breve, sennò leggete per ore. i vari soggetti intorno a noi sono spediti in giro per l’europa e prendere coincidenze (barcellona, glasgow, francoforte) che li riportino in italia entro notte. quando tocca a noi, la simpatica signorina ci dice che ogni coincidenza per tornare in italia è esaurita fino a martedì. voi capite, che tra soldi e ferie, non ci si scappa, e quindi la signorina, facendo spallucce, aggiunge che allora lei ci può rimborsare il biglietto e poi ci arrangiamo noi a trovarci una soluzione (biglietto da 1 centesimo più le tasse, nota bene). accettiamo non proprio di buon grado e ci dirigiamo ad un secondo baracchino di informazioni, dove costringiamo la commessa a:
– accettare che no, non è vero che non esistono treni da parigi a milano fino a stanotte, può controllare sul sito
– spiccicarci che c’è un treno tgv che parte da parigi alle 15.50 che arriva a milano alle 22.50
– trovarci 5 posti (dicendo che c’è solo la prima classe libera anche questo, come si vedrà, è falso)
– telefonare e prenotarceli: no, signorina, non possiamo parlare noi che non sappiamo il francese con un risponditore automatico delle ferrovie francesi che va direzionato vocalmente!!!
recuperiamo i bilgietti, e saliamo sulla navetta (grazie al cielo, gratuita, sommo sforzo dell’areoporto francese), mandiamo un ultimo sconsolato messaggio di addio ai detentori dei casoncelli, essendo ormai sfumata ogni possibilità di magnarseli, e  saliamo sulla navetta che ci riporterà a parigi (ovviamente non in stazione, in un punto a caso).
ma, a questo punto, il cuore di beppe dice: e mike?  (alias l’americano, che ovviamente si chiama Michael John). oddio, era in fila dietro di noi, ce lo siamo perso!
scendiamo, torniamo da lui (che con voce commossa chiede a Beppe: ma sei tornato apposta per me?), gli spieghiamo la situazione e lo trasciniamo dalla signorina a farsi fare il biglietto (lei già ci odia, a questo punto lo fa anche per lui. e gli chiede: prima o seconda classe? brutta stronzona, ma non c’era solo la prima?, dico io. lei mi ignora e mike, bello come il sole, le risponde: prima, io voglio stare vicino a loro. attimi di commozione tra gli astanti…).
a questo punto tentiamo di portare mike sulla navetta, ma beppe viene arpionato da altri 2 tizi di mezza età, stavolta italiani di trento, che gli dicono: già che siete così bravi, possiamo venire con voi? vi seguiamo, mangiamo poco e non facciamo casino, ma veniamo dal paesino più in alto del val di non, dove coltiviamo le mele, e tanta gente insieme non l’abbiamo mai vista. in mezzo a ‘sto guaio, non sappiamo che fare.
ennesima passata dalla tizia che sta per ucciderci, ennesimi bilgietti, tutti in navetta. nel frattempo mike ha trovato il modo di dirci metà della sua vita, di mostrarci foto di moglie (che lo aspetta a firenze) e figli, di dirci che nella valigia ha illegalmete una pistola finta per suo figlio (John Michael) e 5 bottigile di Jack Daniels, e di cercare di regalarne una a beppe per ringraziarlo. il quale, però, da gran signore, riufiuta.
ripetute dichiarazione di etenera amicizia da Mike, e gratitudine dai trentini, che ci guardano come a dire "non è poi vero che i giovani son tutti scapestrati…"
 
navetta, scarpinata, metropolitana, altra metropolitana, stazione, panino, treno.
7 ore di simil-eurostar in prima classe (a spese nostre, ora siamo tutti poverissimi) con mike che ci racconta in inglese la vita di tutta la sua famiglia, ci invita praticametne a trasferirci in tennessee, ci narra degli immancabili "american spaghetti" alla "italina salsa alfredo" e riesce, in effetti, a non farci annoiare in un viaggio lunghissimo, con tanto di panino in treno anche a cena (il pensiero dei casoncelli, però, ci intristisce sempre più).
in compenso, quando mike dichiara che il panino del treno, avendo passata la frontiera, è il primo suo "true italian meal" a noi ci viene il magone, e finisce che per venerdì a cena invitiamo lui e sua moglie amy (di cui parla come un liceale innamorato) a capire cos’è l’italian meal….
 
alle 22.50 arriviamo alla stazione di milano, ma la macchina è all’areoporto di  bergamo. memme e peppino si trovano in scompartino con 4 fanciulle di bolzano, e, tacchinandole adeguatamente, scoprono che da qualche parte fuori dalla stazione di milano (!!!) esiste una navetta che parte alle 23 (10 minuti dopo l’arrivo del treno) e porta direttamente all’areoporto di bergamo.
non si sa come, riusciamo a prenderla noi, mike, i trentini e le bolzanine (il gruppo vacanze aumenta), scendiamo a mezzanotte a bergamo, salutiamo tutti, ci scambiamo i contatti con mike – che venerdì è davvero a cena da noi, si accettano suggerimenti per il menu, se qualcuno ha letto fin qui – e recuperiamo la macchina.
un paio di ore di autostrada, portiamo tutti a casa, et voilà, alle 3 della mattina siamo a letto.
sveglia alle 7.

 
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Che dire… è stata una disavventura decisamente divertente 😛

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2 risposte

  1. Big Jack ha detto:

    Questo è viaggiare! Complimenti! Secondo me solo il viaggio di ritorno vale tutto il weekend! Ciao a tutti!

  2. MOMMA ha detto:

    QUESTA Sì CHE è VITA!

    MOMMA

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