interpretare

Tanto per continuare sull’argomento dizionario… ecco una cosa interessante…
 
Sono stato incuriosito, alcuni commenti fa, dal fatto che non l’interpretazione di una frase o di un testo è una sola.
O almeno ce n’è una sola esatta, visto che di significato più recondito dovrebbe essercene solo uno.
 
Mi stupisce perché nel mondo in cui viviamo si sta andando sempre più verso una tolleranza (erroneamente intesa, posterò poi) di interpretazioni tipo "io la vedo così" e quindi va sempre bene… ma siamo tutti d’accordo solo sul non essere d’accordo…
 
…mentre la cosa più sensata è che su tutto ci sia una posizione giusta, e ad essa contrapposte innumerevoli posizioni sbagliate.
Ma in quest’ottica bisognerebbe dire alla gente che sbaglia. E questo non lo fa nessuno, e nessuno può più permettersi di farlo.
 
Vengono fuori tantissimi diversi ragionamenti (o sragionamenti) sull’argomento… voi che dite?
 
——–
 
in|ter|pre|tà|re
v.tr. (io intèrpreto)
1a AU comprendere e spiegare un testo, un discorso e sim. nel suo significato più recondito: i. una frase, un passo controverso; intendere e porre in evidenza i caratteri peculiari di un artista o della sua opera: i. un racconto in chiave psiacoanalitica, i. un quadro, un poeta difficile da i. | TS dir., comprendere una norma giuridica nel suo esatto intendimento al fine di poterla applicare
1b AU rendere intelligibile, tradurre in un linguaggio noto ciò che è espresso con simboli, con segni convenzionali, o comunque in forma normalmente non accessibile: i. un’iscrizione runica, un messaggio cifrato
2a AU spiegare un fatto, un evento e sim. attribuendogli un determinato significato: i. un fenomeno sociale, non so come i. il suo comportamento | trarre presagi da fenomeni naturali: gli aruspici interpretavano il volo degli uccelli
2b TS psic., spiegare mediante interpretazione: i. i sogni, un lapsus
3 AU intuire e rendere palesi i sentimenti, i pensieri, le intenzioni di qcn. attuandoli o manifestandoli: i. la volontà di un amico, agendo così ho creduto di i. il tuo pensiero
4a AU rappresentare con esattezza in un’opera letteraria, cinematografica e sim.: Goldoni interpreta efficacemente la società del suo tempo, un film che interpreta molto bene la condizione femminile nelle campagne
4b AU rappresentare, sostenere una parte in un’opera teatrale, cinematografica e sim.: i. Medea, Tosca, un attore che interpreta magnificamente i personaggi shakespeariani; portare in scena: i. un monologo
4c AU eseguire una composizione musicale cercando di rendere lo stile e la volontà dell’autore: i. un brano d’opera
5 TS mat., considerare o affrontare un concetto o un problema matematico ricorrendo a procedimenti propri di un altro ambito teorico considerato equivalente
6 TS inform., nei vecchi calcolatori a scheda perforata, tradurre in caratteri alfanumerici le istruzioni contenute in una scheda
7 BU tradurre

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18 risposte

  1. setita ha detto:

    primo, primissimo! ora leggerò il post, ma non volevo perdere questo privilegio

    ps. le nuove emoticon fanno schifo!

  2. setita ha detto:

    allora! devo dire che sei un po’ assolutista! ti rendi conto che stai parlando di parole? le parole sono interpretabili non in quanto cose oggettive, ma in quanto simboli attribuiti dalle persone a cose e fatti, quindi una leggera distorsione di attribuzione di significato da parte di una persona fa in modo che il significato della frase divenga diverso da quello che è per altri.

    Es. "ho fatto i puffi" da noi significa che gli hai disegnati, costruiti, ma non che hai saltato la scuola (e anche su saltare si potrebbe dare un interpretazione atletica dela cosa)

    altro es. "li vuoi 2 cenci?" per voi significa 2 pezzi di stoffa sciupata, per me i cenci=chiacchere=frappole=…

    e le varie interpretazioni sono dovute al fatto che a molte parole non vi sono univoche corrispondenze e viceversa. 

  3. Il Fancazzista Mascherato ha detto:

    Io attendo fiducioso che la nostra esperta di lettere e il nostro pubblicante dichino la loro (dichino era voluto!)

  4. un anonimo viandante ha detto:

    effettivamente mi rendo conto…

    Ne ho parlato questa sera con MrMonster e con Nomade.

    Riformulo spiegando meglio quello che  mi interessa…

    Faccio una breve distinzione tra significato "da dizionario", da ora chiamato "letterale" e significato "popolare", in uso.

    Quello che mi colpisce è, in primo luogo il gap tra significato letterale e significato popolare.
    A parte i fari modi di dire e i dialetti, molte parole vengono proprio usate dagli italiani (senza offendere nessuno) per indicare qualcosa che è simile al significato letterale.
    Spesso il significato corrente di una parola non è più quello letterale… e infatti i dizionari tutti gli anni vengono cambiati.

    La cosa che mi incuriosisce è in primo luogo questo stacco tra il significato letterale di una parola e il significato corrente.

    In secondo luogo mi è balzato in testa un concetto strano…
    E se le parole cambiassero significato con una velocità diversa rispetto a quella con cui cambiano di valore sociale?
    Per spiegarmi… se una parola letteralmente ha un significato socialmente buono, probabilmente il valore corrente sarà molto simile… ed ancora inteso come buono. Ho come l’impressione che piccole modifiche di significato non influiscano sulla percezione morale della parola.
    Questo potrebbe portare ad un fenomeno strano e completamente diverso, il cambiamento del valore morale dei concetti che stanno dietro alle parole.

    Questo da un certo punto di vista mi spaventa perché è molto evidente come sia insidioso il significato corrente delle parole.
    Attraverso piccoli cambiamenti una parola che esprime un concetto buono può lentamente assumere un altro significato, che però potrebbe essere assunto come buono non in virtù della sua propria bontà, ma di quella del significato precedente.

    Lo so che è un delirio… però mi è venuto in mente…

  5. un anonimo viandante ha detto:

    Epperò quando faccio i posts seri e provocatori rispondete in pochi… come mai?

  6. Demona ha detto:

    Non ci piacciono i post seri…a parte che mi ritengo molto offesa…non vieni mai a lasciare traccia sul mio πŸ˜›

  7. dashie ha detto:

    leggiti "parlare italiano" di Pestelli.. lo troverai costruttivo vista questa tua nuova tensione linguistica^^ e cmq è un normale processo dell’evoluzione della lingua! per massimi sistemi potrei portarti l’emepio del latino… non è che un giorno Caius si è svegliato e ha detto "da oggi mi chiamo Caio e parlo italiano… ma proprio partendo da modifiche di significati (e in questo caso anche di pronuncia) si è giunti ad una nuova corrispondenza tra significante e significato… ^_^ vabbè mi fermo, sennò parte il trip da linguista e non la smetto più πŸ˜›

  8. Mitsuhashi ha detto:

    "parlare italiano"…

    lo tengo presente…

     

    Scusa Demona… faccio a stento fatica a seguire il mio blog…

    Però sono passato ed ho visto la nuova grafica… mooolto meglio della precedente… più che altro mi piace di più perché più allegra πŸ˜‰

  9. Demona ha detto:

    Grazie Mit di essere passato, d’ora in poi se mi lascerai qualche commento risponderò sul mio  così sei costretto a vederlo!!! πŸ˜›

    Ehi Imperatore…ma da quando sei così…così…così…non trovo le parole!!! TAnto per rimanere in tema!! ^_____*

  10. dashie ha detto:

    Uè, in fondo studio lingue.. perchè dovreste soprendervi?

  11. nomade ha detto:

    dunque, se ho ben capito il viandante non è tanto che è colpito dall’evoluzione parlata e quindi scritta della lingua (certo, è normale – sennò perchè rifarebbero il vocabolario ogni anno?) quanto dalle implicazioni morali di questa evoluzione.spiego: una parola buona associata nella storia ad un evento “cattivo” non avrà più quel valore. idem il contrario.allo stesso modo, ad esempio la PACE storicamente ha un dato significato (pax romana, conquistata e mantenuta combattendo) associato ad un valore assoluto buono.il significato però nel tempo si è banalizzato e deteriorato (per esempio diventando sinonimo di “quieto vivere”).allora oggi non si può più dire, come fanno tutti, che la pace che sia ancora un valore buono!!! nel significato etimologico della parola lo era, ma ora significa qualcosa di diverso.non si può – dice il viandante – mantenere il valore etico che sta in una parola e cambiarne il significato.per favore non contestate l’esempio, che è solo un esempio. non voglio parlare qui della pace, facevo solo un esempio per spiegare ciò che il viandante ci ha detto ieri sera.per la traduzione: viandantico-lingua comune, per oggi è tutto. linea al blog!

  12. setita ha detto:

    mi è concesso un minuto di velenosità? ho me lo davo tenere per me il mio veleno?

    Gradisco risposte sincere perchè potrei essere un po’ offensivo!!!!

  13. Mitsuhashi ha detto:

    Grazie a Nomade per la traduzione simultanea viandantese-italiano

    Setita, la torre di controllo ti permette un minuto di velenosità…

    cerca di non uccidere nessuno πŸ˜›

  14. kiara ha detto:

    viandante, questo post è decisamente troppo filosofico e profondo per me.

    solo che non resistevo alla tentazione di lasciarti qui un salutino, ma adesso…

    adesso chissà come interpreterai questo mio gesto.

    hihihi…

  15. Il fancazzista Mascherato ha detto:

    aspetta… forse sono riuscito a <i>"interpretare"</i> bene quello che hai detto grazie all’intervento del traduttore quasi-simultaneo…

    in realta` quello che da` fastidio a te e` una cosa piu` ampia del <i>"disfarsi"</i> del sifgnificato delle parole (per disfarsi intendo un fenomeno tipo l’erosione per intenderci)….

    giusto per anticiparti sull’esempio che volevi fare: <b>tollerare/tolleranza</b>…

    tucontesti che oltre al modo in cui viene usata la parola (<i>sign.popolare</i>), sia cambiato (contemporaneamente a questo, o acausa di questo) anche il <i>valore sociale</i> dato allaparola:
    cioe` ora la tolleranza e` un valore <i>"buono"</i> —>tollerare la diversita`, tollerare chi ha idee diverse dalle tue, ecc.ecc.

    mentre di suo il significato di tolleranza e` diverso edovrebbe essere parimento <i>"meno buono"</i> (e qui sonodiplomatico perche` in realta` non tollero il concetto di<i>"tolleranza"<i>, che  sta sui *beeep* anche a me);mi spiego, prima di venire linciato… tollerare —> io tollero,cioe` <b>sopporto</b>, una cosa che di suo non mi andrebbebene…

    eccolo qui l’inghippo… mo vedete che ora<i>tollerare</i> gli altri non e` che sia poi sta granbella cosa? come vi sentireste a sapere che le vostre idee vengono<i>tollerate<i>?

    in realta` il valore che si vorrebberichiamare quando si parla di <i>"tolleranza"</i> verso glialtri o le altrui idee e` un’altro… cioe`, e spero di riuscire adesprimere bene il Fancazzista-pensiero (nel caso intervenga iltraduttore), quello che si vorrebbe in realta` e piu` della mera <i>tolleranza</i>: e` accettazione del fatto che esistequalcosa di diverso da noi, da quello che pensiamo, e` accettazione diqualcosa che e` esternno da noi…

     Questo per quanto riguarda la <b>tolleranza<b>…

     

    perquanto riguarda invece il problema piu` grosso che mi sembra ci siadietro, cioe` il <i>disfarsi</i> di un significatooggettivo (e un valore oggettivo) che, anche se non ho ben chiaro, hointuito che ci sia dietro alle cose, aspetto un po’ di piu` perche` nonsono  ancora ben preparato… (quindi chiedo al professore se miposso giustificare)

     

    va bene come intervento serio o devo scrivere un blog a parte? πŸ˜› 

  16. Il fancazzista Mascherato ha detto:

    uhmmm maledetto nuovo editor… vabbeh, se puoi fare qualcosa permodificare il post per metterlo a posto, fai pure… i tag ci sono πŸ˜›

  17. Demona ha detto:

    Molto html Fancazzista… già che ci sei io lo sto studiando…vedi di darmi una mano

  18. Frà ha detto:

    Scusate se non ho letto tutti i commenti precedenti, volevo solo dire la mia. Io contesto chi crede di poter dare un’interpretazione "personale" a tutto solo per disfarsi di un problema o di un peso. Succede tutti i giorni con la religione: "la mia è una fede molto personale", oppure "no, io non credo in quello, la mia è una visione più personale"…

    Purtroppo l’interpretazione è spesso il modo di aggirare un ostacolo, e credeteci se ve lo dice uno che almeno prova a fare il giurista.

    Il punto è che siamo forzati ad interpretare, ma è necessario. Anche solo distinguere fra un’interpretazione letterale ed una teleologica ci aiuta a contestualizzare, e ne abbiamo un gran bisogno. Per essere un po’ più relativi e un po’ meno inquadrati, come me, che non è un gran bel vivere.

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