La vera pace

All’inizio del mio blog è scritto che “non v’è pace nella quiete, ma solo nel cammino”.

Non è un aforisma trovato su wikipedia o il frutto di una ricerca su google finita male. E’ una cosa che ho imparato nel tempo, grazie alle persone che ho incontrato e che mi hanno cambiato.
Ve la voglio spiegare perché fa parte di me.

A quanti di voi capita di lamentarsi del lunedì mattina?
A quanti di voi capita di lamentarsi di un fatto che gli è accaduto?
A quanti di voi capita di aspettare il raggiungimento di un obiettivo che fino ad allora è un casino, poi andrà meglio?
A quanti di voi capita di far esperienza di una sorta di apnea prolungata, tutti intenti a trattenere il fiato fino a che non si raggiunge una fantomatica tappa?

A me capita sempre.

Ma vivendo così l’unico modo di trovar pace è sistemare tutto: non avere più niente da raggiungere né tantomeno problemi da risolvere. Ma la vita non è così semplice. La vita ci pone sempre di fronte un problema nuovo ogni volta che ne risolviamo uno. Perché cerchiamo la soddisfazione totale, quindi in qualunque situazione ci troviamo ci sarà sempre qualcosa di meglio da ottenere.

Così siamo come quei ragazzini che durante un viaggio in macchina continuano a chiedere quando arriviamo? e ad immaginarsi la destinazione senza guardare fuori dal finestrino, perdendosi tutta la meraviglia del tragitto dietro il tormento di non sapere quando si arriva.

Un motociclista capisce sicuramente benissimo la differenza. Il punto non è arrivare in cima alla montagna, bensì il gusto di ogni singola curva che vivi salendo. Potete dire la stessa per il ciclismo, per le passeggiate in montagna,  per lo sci, ecc. Potete dirlo per tutte quelle attività che si fanno per divertimento.
Perché la vita dovrebbe essere diversa?

E’ nel viaggio il gusto. E’ affrontare il quotidiano per quello che è: un passo in più che trova il suo scopo nel fatto che ci avvicina alla destinazione e non che ancora ci separa da essa. Anche se i drammi restano assieme alle situazioni piacevoli così hanno uno scopo mentre altrimenti sono solo ostacoli sterili.

Sembra tutto molto astratto ma in realtà è tutto molto pratico. Quando tengo a mente questo non ho bisogno di affannarmi a cercare lo scopo ultimo dell’esistenza senza il quale tutto è niente, lo scopo del mio tempo bussa da solo alla porta. Come una vocazione al passo di oggi e al sentiero intrapreso nel compierlo.

Quelle rare volte che affronto le difficoltà con questa chiarezza nel cuore, quelle volte non c’è niente che mi possa turbare: è camminando che mi realizzo e non arrivando.

Il fatto è che mi scordo e continuo a sbagliare.  E’ per questo che l’ho scritto sul blog e che il cellulare me lo ricorda tutte le mattine quando si accende, perché voglio vivere meglio.

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2 risposte

  1. Nakazato ha detto:

    Non posso far altro che condividere ogni singola parola di quanto dici.
    E’ grazie alla comprensione di questo concetto che la mia vita è ricca, interessante, lontana dall’essere perfetta ma tanto divertente da vivere.
    Ma anche a me serve ogni tanto un “reminder”, perché tendo a dimenticarmene, travolta dagli impegni, dalle beghe e dai casini da risolvere.. La mia fortuna sta nel fatto che a volte mi basta una giornata come quella di oggi, di un freddo biricchino ma con un sole brillante e vivo, per rimettere le cose nella giusta prospettiva e ricaricare le batterie per la “prossima avventura”…. ^__^

  2. nomade ha detto:

    ecco, oggi avete scritto un post sul camminare sia tu sia il mostro. e non è un caso. è che ogni tanto si fa più chiaro che siamo sempre viandanti, ma spesso non ci chiediamo verso dove dirigiamo i nostri passi, ed equipaggiati con quali mezzi…

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